La manifestazione della Fiom di sabato 18 maggio ha un titolo, “Non possiamo più aspettare”, che non lascia spazio alle interpretazioni. «Non è una manifestazione contro qualcuno – precisa Maurizio Landini, che ha presentato l’iniziativa stamattina a Roma – ma di proposta per rivendicare il cambiamento». La parola “cambiamento” solo a pronunciarla in questo periodo ha un vago sapore conflittuale. E basta poco per capire che quella che rappresenta la prima manifestazione dell’era Letta mette sì in discussione «le scelte del governo Berlusconi e Monti» ma è un chiaro richiamo all’opposizione contro «la situazione pesantissima che stiamo vivendo». «C’è bisogno – prosegue il leader dei metalmeccanici della Cgil – di rimettere al centro il lavoro».
Il corteo si concentrerà alle 9.30 in piazza della Repubblica, da dove partirà e sfilerà fino a piazza San Giovanni, dove verso le 14 concluderà la manifestazione il comizio di Landini. Dal palco parleranno, oltre alla Cgil, personaggi come Stefano Rodotà, Gino Strada, Sandra Bonsanti, Fiorella Mannoia, che però non canterà: «Suoneranno e canteranno band formate da metalmeccanici», spiega Landini. Hanno aderito all’iniziativa il Movimento Cinque Stelle, Sel, Rifondazione comunista, Pdci, Rivoluzione civile e realtà della società civile, studenti, l’Anpi e associazioni ambientaliste. Per il Pd partecipa alcuni esponenti a titolo personale. Sicuri al momento sono Sergio Cofferati e Corradino Mineo; Epifani non ha ancora “sciolto la riserva”. A proposito della nomina a segretario dell’ex leader Cgil, Landini non fa sconti: «Più che la storia e quello che si dice contano i fatti. Il problema di rimettere al centro il lavoro non è risolvibile con il fatto che assumono un ruolo politico delle persone che vengono dal sindacato»; quello che conta, aggiunge il leader Fiom, è «rimettere al centro i lavoratori e fare scelte politiche precise e diverse da quelle fatte da Berlusconi e da Monti». La Fiom nei giorni scorsi ha inviato a tutti i partiti politici un documento per descrivere i motivi della manifestazione e le proposte che saranno presentate in piazza. Molti hanno risposto, spiega Landini, ma non il Pd. «Siamo in attesa di una risposta, se ci sarà, sulla loro adesione ed eventuale partecipazione».
Tra i punti della piattaforma elencati da Landini c’è la richiesta della ripresa degli investimenti, pubblici e privati, il blocco dei licenziamenti attraverso lo strumento dei contratti di solidarietà, il reddito di cittadinanza, l’estensione degli ammortizzatori sociali. Alcuni punti, poi, riguardano più direttamente i nodi politici e sindacali, a partire dalla cancellazione dell’articolo 8, messo in campo dalla Fiat e da Maurizio Sacconi, per finire all’approvazione, quanto mai urgente dopo la sentenza del tribunale di Roma sul contratto separato contestato dalla Fiom, di una legge sulla rappresentanza. Landini si concede anche il lusso di indicare quali dovrebbero essere, secondo lui, i rubinetti da aprire sul piano delle risorse, soprattutto per quel che riguarda il capitolo degli investimenti. Innanzitutto la cassa depositi e prestiti e poi una qualche forma di coinvolgimento dei fondi pensione, che pure rappresentano una riserva che viaggia sui 100 miliardi.
Nel mirino dei metalmeccanici della Cgil, infine, ci sono anche i treni, per i costi eccessivi in occasione della manifestazione. «Hanno costi proibitivi – dice Francesca Re David, responsabile dell’organizzazione – Per portare 700 persone dall’Emilia a Roma Trenitalia ci ha chiesto 78mila euro; un prezzo inavvicinabile». «Il fatto che si impedisca a chi non è ricco di manifestare – aggiunge – pone un problema di democrazia che non può essere accantonato». Caro tariffe anche per i pullman, con la Fiom che denuncia «costi consistenti», oltre ad un problema di prenotazione per la concomitanza, nel week end, di altri eventi nella Capitale.
Federico Santini