Sabato 1 giugno a Roma si è tenuta l’assemblea dei segretari di circolo dell’Italia centrale (Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise), coordinata dal segretario Ferrero.
Nella relazione introduttiva il segretario ha evidenziato la grande delusione per il risultato delle elezioni politiche, lievemente attenuata dai piccoli segnali positivi registrati nelle seguenti amministrative. Nell’ultima tornata infatti ci sono stati episodi positivi come Avellino (con SEL), Isernia, Siena e Pisa. Si segnala il caso del comune di Marano (Napoli), che conta 60.000 abitanti, dove il candidato PRC è al ballottaggio. Buoni risultati anche a Barletta e Lodi, mentre bruciano le sconfitte di Vicenza e Brescia, per non parlare di Roma dove, come alle politiche, non siamo riusciti a far capire alle persone perché avrebbero dovuto votarci.
Il partito comunque, anche se piegato, è ancora vivo e secondo il segretario ci sono le condizioni per ribaltare la tendenza. La crisi è tutt’altro che finita, la disoccupazione galoppa, la qualità del lavoro è in continuo peggioramento, la distruzione del welfare procede a tappe forzate. E la crisi investe anche i partiti, tutti compreso il M5S. Crisi di rappresentatività (vista l’astensione) ma anche di linea politica: PD e M5S sono stati votati da chi voleva un cambiamento e il risultato è la grossa coalizione Letta-Alfano, un risultato che non può non deprimere anche chi ha votato SEL.
Un discorso comunista in questo sostanziale fallimento del capitalismo appare più che mai attuale.
Rifondazione quindi è necessaria ma non sufficiente, nell’ottica della costruzione di una sinistra alternativa al centrosinistra, che dica chiaramente che dalla crisi non si esce perseguendo una crescita economica che non risolve le diseguaglianze e distrugge l’ambiente, e anzi va perseguita una riduzione dell’orario di lavoro.
Questa sinistra si colloca necessariamente fuori dal centrosinistra e dal PSE, e accanto a forze come Syriza, Izquierda Unida e Front de Gauche. Dovrà ovviamente nascere al di fuori di logiche pattizie sterili (FDS) o accrocchi elettorali (Rivoluzione Civile), nella massima trasparenza e nella logica “una testa un voto”.
Bisogna partire dall’analisi e valorizzazione delle esperienze unitarie delle recenti amministrative convocando una iniziativa nazionale dei candidati sindaci, per poi convocare una Assemblea da parte di persone credibili che non si candidino a dirigere ma a essere garanti. Se questo non sarà possibile, alle europee andremo con il nostro simbolo.
Il partito sta già parlando in questo senso con una pluralità di soggetti, da ALBA alla FIOM.
Il partito deve però cambiare completamente il suo funzionamento e il suo linguaggio per cercare di entrare più in sintonia con le persone più colpite dalla crisi. Va ripensata la comunicazione sia interna che esterna, implementando l’uso della rete a tutti i livelli fino ai circoli. Bisogna smettere di usare facebook per insultarsi tra compagni e iniziare a usarlo per veicolare il nostro pensiero e fare battaglia politica.
Il percorso prefigurato prevede una conferenza programmatica che prepari il congresso previsto per la fine dell’anno.
Sintetizzando, dobbiamo costruire una forza che sia in grado di prospettare una concreta uscita dalla crisi e per questo occorrono due “cambi secchi” di rotta.
Uno sull’Europa: l’Europa di Maastricht e del fiscal compact è politicamente insostenibile e ha fallito economicamente, è incompatibile con la nostra Costituzione e non prospetta un’uscita dalla crisi. E’ una gabbia che va rotta e se non ci si riesce si dovrà cominciare a pensare anche a un suo superamento.
Uno sul lavoro e sul sociale: in ogni federazione va avviato un discorso sul lavoro e sulla società, ad esempio sul dramma sempre più insostenibile degli sfratti (con la presenza fisica nei blocchi); l’esperienza dei GAP va continuata e migliorata perché ha dato anche dei frutti politici (a Lodi, dove le amministrative sono andate bene, sono attivi quindici GAP).
Questi “cambi secchi” sono sintetizzati in due proposte di legge di iniziativa popolare, una per cambiare la Costituzione nel senso di poter sottoporre a referendum i trattati internazionali e una sul lavoro basata sul Piano recentemente costruito a sinistra.
Dopo l’intervento di un redattore di Liberazione, che ha chiesto ai compagni uno sforzo ulteriore per altri duemila abbonamenti (più o meno tre per circolo), ci sono stati gli interventi dei segretari di circolo.
I temi più caldi sono risultati:
- la necessità di riportare al centro del nostro discorso il lavoro;
- l’inadeguatezza in molti casi dei sindacati;
- i dubbi sui contatti con ALBA e FIOM, specie in relazione al fallimento del tentativo Cambiare si può;
- la necessità del rinnovamento del gruppo dirigente e dell’uscita dalla logica delle “aree” (correnti);
- le necessità di ricostituire un soggetto comunista prima di mettersi a ricostruire una generica sinistra;
- la necessità che la sintesi venga fatta dalla dirigenza sulla base delle istanze provenienti dai circoli (che qualcuno tornerebbe volentieri a chiamare sezioni);
E comunque, tutti concordano che non ci si può arrendere senza combatttere, perché questo capitalismo “non fa prigionieri”.
Marco Toccafondi