Dal sito della Federazione di Firenze http://www.prcfirenze.org
Oggi abbiamo appreso una notizia che ci riempie di dolore, dopo una tremenda malattia è morto Enrico Cappelli storico militante del ns. partito, un compagno instancabile che non perdeva occasione per dimostrare il proprio affetto e la propria convinzione per la causa Comunista in maniera continua e concreta.
Per molti di noi oltre che un compagno un amico su cui contare e con il quale passare anche momenti belli e divertenti.
Addio Enrico ci mancherai!!
——————————————————————————
Dal circolo prc del Quartiere 3
“Cappeli – vieni qua, dicci come fare? Cappelli - dove metitamo i tavoli? Cappelli – qui manca tutto! Cappelli–… e l’impianto elettrico?” Il Cappelli… Il Cappelli. Il nome che passava di bocca in bocca a ogni festa del Partito. Caparbio con quel suo fisico sparagnino e il sorriso scanzonato. Gli davano uno spiazzo brullo e possibilmente degradato e dopo una quindicina di giorni e parolacce apparivano gli stand della festa, il ristorante, la pizzeria , il bar e tutto funzionante a discapito di pochi mezzi e delle poche persone. Un miracolo che tutti gli anni si ripeteva. A volte ricordo di averlo visto, stremato, guardare la sua opera da lontano, fermo su una sedia, già pensando al duro compito di far smontare il tutto e ricoverarlo in non so quale magazzino sperso per la Toscana.
Era uno di quelli che aveva appreso dalla vecchia generazione come si faceva il comunista. Con poche concessioni ai convenevoli e ai sottili distinguo. La prima volta che lo vidi mi mise un paio di tenaglie in mano e mi portò a levare chiodi su una catasta di legname, in un caldo infernale. Dopo un po’ che lo conoscevi scoprivi quanto gli fosse rimasto in profondo un senso di amarezza per come era finito il Pci, per come quella sua gente era stata dispersa, di come era finito il sogno. Per questo era così dispiaciuto a ogni disputa interna a Rifondazione, a ogni nostra solita scissione. Tanto che non era ben disposto alle critiche e ai dubbi sulla linea del partito. Mi ci sono preso tante volte, e di brutto. Scuoteva il capo e mi diceva che non capivo, che non capivamo. E io gli davo un pugno amichevole sulla spalla. Quello che ti do ora, Cappelli ,
per dirti che non dovevi lasciarci così presto.