Documento Politico approvato dalla platea congressuale Siamo di fronte ad un’offensiva senza precedenti dei nostri avversari di classe: la pandemia mondiale con l’80% della popolazione esclusa dai vaccini, la crisi climatica, l’allargamento della forbice sociale, l’emigrazione in fuga da guerre e carestie, dimostrano che il capitalismo non è un modello vincente. Il drammatico ritorno della guerra nel cuore dell’Europa ripropone l’attualità della lotta per la pace, il disarmo e contro tutti gli imperialismi. È evidente che il problema che sovrasta la scena politica e sociale è quello della guerra in Ucraina. Si tratta di un evento gravissimo che segna un peggioramento sostanziale delle relazioni internazionali e che avvicina pericolosamente al rischio di un conflitto globale. Mai dalla fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa centrale si è sviluppata una guerra così devastante che apre a un confronto militare fra i due blocchi. Sul giudizio sull’invasione russa e sulle responsabilità dell’Occidente le posizioni del nostro Partito sono state chiarissime. Non vi sono scusanti per l’attacco sferrato dalla Federazione Russa nei confronti dell’Ucraina. L’aver abbandonato la via diplomatica per passare all’iniziativa armata ha rappresentato una scelta pericolosissima destinata a determinare non solo distruzioni, morti e drammi sociali, ma anche a mettere in moto un processo di ritorsioni economiche, crescite di spinte nazionaliste, una politica di riarmo che costituiscono i prodromi di una situazione internazionale tesissima che può determinare conseguenze disastrose. Nondimeno, il principio di realtà, una visione storicamente obiettiva, l’interpretazione corretta delle politiche internazionali perseguite dalla NATO e dai paesi occidentali rende evidente che questa guerra è anche il frutto di un’escalation politico-militare perseguita da anni dagli Stati Uniti, dalla NATO e dagli alleati europei, tesa a estendere l’alleanza atlantica fino ai confini della Russia, nel tentativo di modificare l’equilibrio politico-militare e, al tempo stesso, di estendere il controllo delle risorse naturali, e di allargare le proprie aree d’influenza politica e militare. In questa fase, l’unica parola d’ordine che si giustifica per la sua ragionevolezza e per il suo realismo è quella di un cessate il fuoco e di una pace fondata sulla neutralità dell’Ucraina e il ripristino progressivo delle relazioni economiche. Il governo Draghi ha dato ulteriore prova della propria tradizionale subordinazione all’Alleanza atlantica dimostrandosi puro e semplice amplificatore della propaganda occidentale e non sviluppando alcun ruolo internazionale positivo. Significativo, in questo contesto, il clima di union sacrée che si è prodotto a livello parlamentare, con la collocazione bellicista del PD e il pieno sostegno dell’Alleanza atlantica e della politica dell’Unione Europea della destra, dopo le declamazioni sovraniste degli anni scorsi. Si può ben dire che il prezzo pagato dall’Italia all’allineamento agli altri paesi europei è stato particolarmente alto, dimostrando una volta di più la nullità di una classe dirigente che è incapace di assumere una posizione autonoma. D’altronde l’avvento del governo Draghi faceva presagire il successivo decorso degli eventi. In questa difficile situazione, soprattutto in Italia, emerge purtroppo il vuoto politico della sinistra, incapace di costruire una forte opposizione ed un’alternativa a questo sistema sociale. Un paese, l’Italia, che ha registrato più di altri in Europa il peso sociale e sanitario dell’impatto pandemico, e che sperimenta più di altri la ristrutturazione capitalistica. La pandemia è funzionale allo “stato di emergenza permanente” e il governo Draghi – con le forze che lo sostengono – è l’espressione dell’arroganza del capitalismo, delle politiche alla “Robin Hood alla rovescia” attraverso il sostegno prioritario e incondizionato all’impresa, alle fasce medio-alte e l’abbandono al loro destino degli altri. Si pensi all’ondata di licenziamenti e chiusure industriali, senza aver approvato una riforma vera degli ammortizzatori sociali e una legge contro le delocalizzazioni, alla fine del blocco degli Partito della Rifondazione Comunista – SE Congresso Regionale della Regione Toscana – 19 e 20 marzo 2022 sfratti con la conseguenza immediata di un’ondata di esecuzioni, soprattutto per morosità incolpevole, senza alcun programma che garantisca il passaggio da casa a casa, si pensi alla completa privatizzazione di ogni aspetto della vita del paese. Se siamo ad una svolta, anche noi dobbiamo operare un deciso cambiamento per riconquistare il ruolo e l’utilità sociale del Partito per la difesa delle fasce più deboli e per la costruzione dell’alternativa. Questo chiede di affrontare alcuni nodi politici, organizzativi, di linea e prospettiva politica, di formare nuovi gruppi dirigenti e di attivare e coinvolgere i compagni e le compagne di tutto il Partito. Riteniamo non più rinviabile una forte discontinuità e rinnovamento nelle pratiche e nella chiarificazione della linea politica. Non è il momento di scelte facili, ordinarie e autoassolutorie, né di amministrare lo stato di cose presente: dobbiamo essere all’altezza del salto di qualità che ci viene richiesto, rafforzando il Partito e al tempo stesso favorendo le connessioni con chi può percorrere pezzi di strada insieme a noi. Non fare questo significa condannarci a una consunzione irreversibile. Innanzitutto, occorre dare maggiore concretezza e continuità al ruolo di coordinamento, promozione, rilancio dell’attività politica delle federazioni e delle e dei Giovani comuniste/i. Questo compito deve caratterizzare sempre più la struttura regionale, senza per questo sovrapporsi, sminuire o sostituirsi al ruolo centrale delle federazioni e dei circoli, soprattutto nell’attuale fase di crisi organizzativa del Partito, che vede rarefarsi la nostra presenza anche in Toscana, in particolare in alcune zone territoriali, in termini di radicamento sociale e di tesseramento. Da qui la necessità di aggiornare e verificare la nostra situazione politico-organizzativa elaborando possibili programmi di rilancio, di rafforzamento delle federazioni e di coordinamento per aree omogenee in un rapporto di stretta collaborazione. Questa rappresenta una delle priorità dell’Assemblea regionale (prevista dal nuovo Statuto per coinvolgere tutto il quadro dirigente regionale), del Comitato Politico Regionale, della segreteria regionale, delle e dei Giovani Comuniste/i e di eventuali commissioni legate a precise finalità e programmi di lavoro, allo scopo di evitare una discussione politica general generica, separata dalla realtà effettiva del partito, incapace di produrre risultati concreti e verifiche adeguate. Se vi è questa consapevolezza, la prima questione da affrontare è lo stato del Partito, con un radicamento territoriale assolutamente diverso fra territorio e territorio. Solo individuando, in collaborazione con le federazioni, il suo stato reale, infatti, si potranno mettere in atto le azioni necessarie. Va certamente ripresa l’“inchiesta sul partito” che faccia emergere sia la sua composizione sociale, anagrafica, oltre che territoriale, sia un’analisi della voce del partito su priorità di azione politica, ecc. Solo così saremo in grado di compiere quello sforzo sociale che ci permetterà di recuperare radicamento, efficacia e riconoscibilità della nostra azione. L’obiettivo è il pieno dispiegamento della linea politica decisa a livello regionale, con la realizzazione di un partito che in ogni federazione sia in grado di mettere in atto o di partecipare attivamente alle pratiche di conflitto che ci sono, alle esperienze di riconnessione sociale e che quindi non sia passivo spettatore di un quadro dinamicamente movimentato da altri, siano essi partiti, movimenti, vertenzialità ecc. Infine, pensiamo che anche l’organo esecutivo regionale, la segreteria, debba individuare responsabili di settore anche fuori da essa sulla base di competenze riconosciute. Così come, nel pieno rispetto della loro autonomia, si debba valorizzare maggiormente il ruolo e l’effettiva operatività delle e dei Giovani Comuniste/i dentro e fuori il partito. Partito della Rifondazione Comunista – SE Congresso Regionale della Regione Toscana – 19 e 20 marzo 2022 Sono di ambito regionale le politiche su sanità, sostegno al lavoro, progetti europei, piano casa, infrastrutture ecc…, per cui è a questo livello che dobbiamo assicurare il confronto permanente per arrivare alla condivisione di analisi, sintesi, proposta e iniziativa politica. Ricostruire l’opposizione anche a livello regionale significa proporre percorsi di lotta unitaria, all’interno dei quali costruire le condizioni per far crescere un ampio schieramento alternativo al centro destra e al centro sinistra. Il PD in Toscana si caratterizza per la riconferma di tutte le scelte di privatizzazione dei servizi, holding regionale, per un sistema sanitario che condanna a liste di attesa sempre più lunghe chi non può ricorrere al privato, di scelte di consumo e di cementificazione del territorio che neanche la crisi economica è riuscita a rimettere in discussione: dal tentativo di riconferma della nuova pista aeroportuale a Firenze che andrà a compromettere definitivamente lo scalo pisano, e annullerà di fatto scelte e investimenti più che ventennali per la realizzazione del parco della piana, al sotto attraversamento dell’alta velocità allo sviluppo alberghiero camuffato da student hotel, all’abbandono di ogni progettualità per la costa e le zone interne. Una regione non esente da scandali e da incursioni delle ecomafie come dimostrano le ultime vicende del cosiddetto KEU. La Toscana ha subito pesantemente gli effetti della crisi pandemica, dove il diritto alla salute è stato di fatto sospeso, a causa della cronica mancanza di personale non risolta nonostante le promesse di nuove assunzioni, perché tutto impegnato nel contrasto al Covid, con aumento delle liste di attesa con danni incalcolabili e come conseguenza non ultima i decessi per mancanza di prevenzione. Crisi che ha visto colpire i segmenti sociali già più deboli come giovani e donne, una regione dove i settori più trainanti hanno subito i danni maggiori, e dove la ripresa in atto ha tutte le caratteristiche del “rimbalzo”; quindi, con l’aumento delle disuguaglianze sociali che già vi erano e quelle territoriali, con l’ulteriore marginalizzazione dei territori già più fragili (si pensi alla costa). La classe lavoratrice deve recuperare centralità politica. Il recupero di questa centralità passa anche attraverso la nostra analisi e la nostra azione su temi come reddito e lavoro; temi sui quali Rifondazione Comunista può dire e fare molto, anche in Toscana. Proponiamo una nuova socializzazione delle nostre città e territori: la promozione di campagne e di iniziative specifiche a livello regionale è essenziale per sviluppare radicamento sociale e internità ai conflitti presenti nei territori, portando il nostro contributo politico e di militanza, condizione essenziale per dare autorevolezza al ruolo autonomo del partito e delle e dei Giovani Comuniste/i. Quello del radicamento sociale rappresenta – soprattutto nell’attuale situazione – una scelta di fondo, un passaggio decisivo da portare avanti con maggiore costanza e continuità per un salto di qualità e per un rinnovamento del partito non più rinviabile, anche a livello regionale. Ciò significa rilanciare un ruolo utile dei comunisti/e nella crescita dell’opposizione al Governo Draghi e costruire un ampio movimento caratterizzato da un chiaro profilo anticapitalista sia per gli obiettivi che per le pratiche sociali. In particolare i temi del lavoro e le questioni sindacali, il loro intreccio con la lotta al patriarcato e l’emergenza climatica, le tante vertenze per la tutela del territorio e della sanità pubblica, per il diritto alla casa e contro le grandi opere inutili e dannose, le esperienze di mutualismo e di partito sociale, ma anche la necessità di conoscere le nuove forme del lavoro e dello sfruttamento (vedi digitalizzazione, precarietà, deregolamentazione, licenziamenti..), rappresentano i terreni di intervento principali con l’obiettivo di organizzare e collegare le lotte in modo solidale, conquistare risultati concreti e maggiore coscienza politica, pur consapevoli delle difficoltà e della frammentazione prodotta dall’attuale crisi. Possiamo imparare da alcune Partito della Rifondazione Comunista – SE Congresso Regionale della Regione Toscana – 19 e 20 marzo 2022 esperienze (in particolare la vertenza GKN con la parola d’ordine “Insorgiamo!”) per invertire la rotta della rassegnazione e promuovere convergenze sociali utili a ricostituire un blocco sociale di alternativa ed affrontare su basi nuove la stessa questione sindacale, nota dolente e mai risolta anche dal nostro partito. Il disagio sociale e anche quello morale per le scelte compiute dal governo si estendono a una parte rilevante della popolazione, e alcune organizzazioni di massa anche se con posizioni non del tutto coincidenti con le nostre – pensiamo alla CGIL, all’ANPI, al Coordinamento della Democrazia Costituzionale, a settori del sindacalismo di base, ecc. condividono molte delle nostre ragioni. A tal proposito, impegniamo il Partito a partecipare alla manifestazione indetta dalla Collettivo di Fabbrica GKN per il prossimo 26 marzo a Firenze. Tutto questo, e non altro, è condizione preventiva anche per creare nuovi rapporti di forza per il ritorno nelle istituzioni. Decenni di tagli alla spesa pubblica e di sostegno alla sanità privata hanno posto il sistema sanitario e assistenziale in una condizione di estrema difficoltà nell’affrontare una vicenda sanitaria di così grande ampiezza e pericolosità. Non solo per la mancanza di strutture di prevenzione territoriali, ma anche per la carenza dell’offerta di posti letto e per una condizione globale di sottodimensionamento di strutture e servizi che ha comportato effetti negativi nell’intero sistema, non in grado di reggere i compiti di prima. Non solo, le debolezze da tempo denunciate, come le liste di attesa insostenibili, si sono amplificate, nel momento in cui l’intero sistema dei servizi sanitari non è stato più in grado di funzionare. Ma la pandemia è stata anche il vaso di Pandora da cui sono uscite le debolezze dell’intero sistema di welfare, a partire ad esempio dall’istruzione, dove sono riemersi – ma questa volta in modo più che esplicito – le carenze più volte segnalate dell’insufficienza del personale, dell’organizzazione universitaria, di un’inadeguata edilizia scolastica, di sistemi di trasporti al limite. Il capitalismo sta spingendo il pianeta sull’orlo della catastrofe non solo tramite la guerra e l’incapacità di affrontare la pandemia globale, ma anche attraverso l’insostenibilità ambientale dei metodi di produzione, distribuzione e consumo orientati esclusivamente al profitto. Anche in Toscana si sentono le conseguenze delle trasformazioni climatiche globali, e molti dei nostri territori subiscono le conseguenze di insediamenti produttivi ed estrattivi inquinanti. Il nostro partito può portare in tutte le lotte su questi temi un punto di vista ecosocialista, contro il finto ambientalismo di un capitalismo distruttivo e senza futuro. Se riteniamo di essere entrati in una fase di offensiva capitalistica senza precedenti allora dobbiamo chiudere con qualsiasi ambiguità, soprattutto dopo le posizioni espresse dal PD e dal centrosinistra sul tema della guerra. Non è più il tempo di scorciatoie. La questione delle alleanze elettorali è stata nel tempo – nel partito a tutti i livelli ed in particolare in Toscana – fonte di spaccature, scissioni, divisioni. La nostra alternatività al PD-centrosinistra, ai poli politici esistenti e al Movimento Cinque Stelle deve essere praticata in modo rigoroso e coerente in tutta la regione: è questa una condizione essenziale e preliminare per ridare credibilità alla costruzione dell’opposizione e al nostro radicamento sociale. In realtà questa chiara indicazione nazionale è stata e potrebbe essere stata contraddetta in varie situazioni amministrative. Questi accordi sono il frutto di un malinteso senso dell’autonomia dei territori, e di una convinzione presente in alcuni circoli che lo stato di debolezza del partito possa essere superato con alleanze che ci garantiscano una presenza istituzionale. Ovviamente niente di più sbagliato e contraddittorio proprio per le prospettive della rifondazione comunista. La costruzione di una sinistra di opposizione, alternativa ai poli esistenti, deve essere l’elemento caratterizzante sia che Rifondazione Comunista si presenti col proprio simbolo, sia che si Partito della Rifondazione Comunista – SE Congresso Regionale della Regione Toscana – 19 e 20 marzo 2022 presenti in coalizione, per tutto lo svolgimento della consultazione elettorale, come anche discusso e deciso dall’ultimo Congresso nazionale. Il ruolo della struttura regionale deve essere ancor più incisivo nel garantire la coerenza nelle scelte politico istituzionali a livello locale, promuovendo il più ampio confronto tra i compagni/e: infatti laddove ci si presenta in alleanza col centrosinistra con liste e simboli diversi dal PRC, il danno politico per il partito non è minore. L’eccezione alla linea politica decisa dal congresso e dagli organismi nazionali – anche con forme e sigle diverse, ma uguali nella sostanza – può costare la credibilità del partito tutto. Non vi sono scorciatoie per risultati elettorali facili e le eccezioni fatte in Toscana – anche politicamente rilevanti – ne sono la conferma. In alternativa dobbiamo lavorare alla costruzione di alleanze che si rafforzino nelle pratiche, nel territorio, rifuggendo da esperimenti improvvisati intorno all’“uomo forte” o fondati sull’utilitarismo dell’ultimo minuto. Rispetto alla necessità di fare un salto di qualità e indicare compiti precisi per l’azione del Partito (necessità che andranno riprese e affrontate nella prossima Conferenza di Organizzazione), dobbiamo valorizzare, praticare e non disperdere anche a livello regionale gli elementi positivi scaturiti da Chianciano, quali l’approvazione del nuovo Statuto e l’elaborazione della Tesi eccedente proposta dalle compagne sulla questione decisiva del profondo intreccio tra anticapitalismo e lotta al patriarcato. In particolare, lo Statuto cerca di adeguare gli strumenti ed i livelli organizzativi alla nuova realtà della nostra presenza sociale ed ai cambiamenti in corso nella società (vedi digitalizzazione). Non si tratta di imporre dall’alto scelte obbligate, ma di promuovere la discussione ed il confronto in tutto il partito, convocando in tempi certi l’Assemblea Regionale per valutare sperimentazioni, nuovi strumenti e pratiche (circoli funzionali e di scopo, coordinamenti tra aree omogenee, rafforzamento delle federazioni e dei circoli territoriali, attuazione del modello curdo della co-rappresentanza compagna/compagno) e per riprendere il percorso indicato dalla “Tesi eccedente”. Queste sperimentazioni hanno senso se condivise e praticate dal basso ovunque possibile, anche a livello regionale: è il modo migliore per dare un contributo concreto alla Conferenza nazionale di organizzazione, prevista per luglio o settembre 2022, affinché rappresenti davvero un passaggio di reale cambiamento e adeguamento del partito. Per superare le insufficienze e la logica della perenne emergenza proponiamo anche di dotarsi di un “comitato scientifico” (del partito, o favorirne uno trasversale a movimenti e partiti che condividano l’analisi di fondo della fase e l’individuazione degli avversari di classe, cioè un luogo strutturato e non episodico di confronto e discussione) che sappia svolgere un lavoro parallelo a quello delle strutture ordinarie, per compiere analisi e valutazioni politico sociali più approfondite: non si cambia una società che non si conosce! Anche a questo obiettivo, fra gli altri, può essere finalizzato il lavoro dell’assemblea regionale. Nell’ambito dei lavori di questo Comitato dovremo valutare la piena riattivazione di uno strumento di connessione con le battaglie ambientali come il Forum Ambientalista. Infine, impegniamo i circoli e le federazioni nello sviluppo sul territorio delle campagne promosse dal livello nazionale del Partito. In particolare, ponendo un’attenzione particolare alla campagna di tesseramento 2022, che vedrà il suo avvio con la settimana tra il 3 e il 10 aprile, e l’organizzazione di banchini sul territorio per la continuazione (o l’attivazione ove questa non fosse ancora partita) della campagna per la raccolta di firme contro il caro vita – caro bollette e contro la guerra.